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"Quando abbiamo una visione del cambiamento climatico basata sui fatti, possiamo vedere che abbiamo alcuni degli strumenti necessari a evitare una catastrofe climatica, ma non tutti. Possiamo vedere ciò che intralcia l'impiego delle soluzioni cui disponiamo e lo sviluppo delle innovazioni cui abbiamo bisogno. E possiamo vedere il lavoro che dobbiamo fare per superare tali ostacoli.
Sono ottimista perché so quello che è in grado di fare la tecnologia e perché so quello che è in grado di fare la gente."
Con queste parole tratte da “Clima come evitare un disastro” introduco il libro di questo mese scritto da Bill Gates filantropo, informatico, imprenditore che sicuramente non ha bisogno di alcuna presentazione.
A differenza delle precedenti letture questa non riguarda il tema del viaggio ma, nonostante ciò, te la consiglio perché fondamentale per capire la grande crisi climatica che stiamo vivendo ed il destino della nostra amata casa: la Terra, quella che ogni viaggiatore vuol scoprire in lungo e largo. Riassumere un libro così concentrato non è una passeggiata, per questo ho scelto di trattare solamente alcuni temi che possono darti l’idea di quello che racchiudono queste piacevoli 396 pagine, che sono certa leggerai tutte d’un fiato.
Bill Gates pubblica questo saggio dopo 10 anni di studi al fianco di scienziati, climatologi, fisici, ingegneri, esperti di scienze politiche e finanza, dove tratteggia un interessante sommario di come siamo arrivati alla situazione attuale, le cause e gli effetti del cambiamento climatico. Ovviamente non si limita ad una mera spiegazione dei fatti ed infatti propone soluzioni rivoluzionarie ma concrete per riuscire a raggiungere l’obiettivo zero emissioni di gas serra entro il 2050.
Il 2050 può sembrare una data moooolto lontana soprattutto in un periodo di incertezza come il nostro, ma passare da 51 miliardi di tonnellate di anidride carbonica emesse a zero non è uno scherzo, basti pensare che nel 2020, anno in cui il pianeta si è fermato, la riduzione si aggira probabilmente intorno al 5% (48,5 miliardi circa).
Se ti chiedessi la provenienza di queste emissioni a cosa penseresti? La risposta più comune è l’inquinamento prodotto dalle città e dai mezzi di trasporto come auto, aerei, navi ecc eppure potrà sorprendere ma questo riguarda solamente il 16% del totale, mentre la fetta più grande della torta è occupata dalla produzione industriale (cemento, acciaio, materie plastiche), seguono quella di energia elettrica, l’agricoltura e l’allevamento, i trasporti, riscaldamento e condizionamento.
Un’altra domanda che dovremmo porci è la seguente: perché dobbiamo arrivare a 0 emissioni? Bill Gates lo spiega senza fronzoli e con esempi semplici, infatti, raggiungere questo scopo è fondamentale per evitare che la temperatura terrestre si alzi di 2° Celsius, un apparente lieve aumento se visto in termini assoluti, ma preoccupante se si pensa che i 2°C sono sulla media globale. Le regioni interne diventeranno sempre più calde perché il terreno sarà sempre più secco e non riuscirà a traspirare, mentre altre non subiranno grandi variazioni.
A questo punto se uniamo i puntini capiamo che se la Terra si riscalda è colpa delle emissioni di gas serra (anidride carbonica, metano, protossido d’azoto ecc riuniti col nome di “anidride carbonica equivalente”) che, semplificando, creano una sorta di cappa ovvero, assorbono il calore e lo trattengono nell’atmosfera, come una serra appunto. Possiamo sperimentarlo sulla nostra pelle ogni volta che parcheggiamo la macchina sotto al sole: i raggi passano dal parabrezza ma non hanno modo di uscire e la temperatura interna sale di molto rispetto all’esterno.
Cosa succede se la temperatura media si alza? L'umidità delle piante diminuisce ed il suolo diviene più suscettibile ad incendi; i ghiacciai si sciolgono con conseguente innalzamento dei mari, inoltre evapora più acqua che si riversa con violenza sulla Terra dando origine a tempeste, alluvioni ed uragani con ripercussioni notevoli quali perdita di vite umane, edifici, strade, linee elettriche distrutte, ci vorranno anni prima di riuscire a ricostruire tutto.
Ricostruire tutto ma in che modo? Se la produzione industriale è la maggior fonte di inquinamento capiamo che se non cambiamo il modo di produrla la situazione non migliorerà mai e allora come fermare questo cane che si morde la coda?
Gli espedienti esistono e questo libro oltre ad illustrarli, ci ricorda che l’evoluzione tecnologica ed il coraggio vengono in soccorso con innovazioni che possono cambiare il corso della storia. Alcune già fanno parte della nostra quotidianità anche se in piccola parte (auto elettriche, energie rinnovabili), altre le abbiamo abbandonate (energia nucleare), altre le stiamo appurando (la cattura diretta dell’atmosfera di CO2) ed altre ancora devono essere sviluppate (idrogeno a basso costo, batterie che utilizzano metallo liquido per immagazzinare ed erogare maggiore energia).
L’entusiasmo e la passione di Bill Gates sono evidenti ed in ogni sua riga traspare l’impegno per trovare soluzioni nuove al problema, per questo motivo negli ultimi 10 anni ha incontrato, finanziato e supportato scienziati, ingegneri e startup con idee fuori dal comune ma capaci di dare un contributo significativo.
Tutto ciò purtroppo non è sufficiente perché, come evidenzia l’autore il ruolo più importante lo ricoprono i Governi e gli investimenti pubblici. In che senso? Per realizzare queste innovazioni in tempi rapidi serve aumentare la ricerca e lo sviluppo per produrre energia pulita, ma gli investimenti pubblici non bastano e servono finanziamenti statali per progetti ad alto rischio (non sarebbero innovativi) ma con alto ritorno, ovvero capaci di fare la differenza.
Questi sforzi hanno senso solo se le scoperte vengono utilizzate a discapito dei vecchi modi di produzione, ad esempio abbassare i costi delle nuove energie, delle auto elettriche o porre nuove carbon tax.
A questo grande puzzle dobbiamo aggiungerne un altro: i Paesi più caldi e meno sviluppati inevitabilmente dovranno adattarsi e prepararsi ad un mondo più caldo e, come spiega Bill Gates, ciò è possibile grazie ad iniziative di successo come quelle del CGIAR (Consultative Group for International Agricultural Research) che sono già in corso, ne cito due: la coltura in Zimbabwe di una particolare varietà di mais che sopravvive alla siccità, oppure il riso indiano “scuba” (sub) che può vivere fino a 2 settimane sott’acqua. I contadini poveri necessitano di progressi come questi ma, come sempre, servono fondi per la ricerca agronomica.
Non dimentichiamo che i cambiamenti climatici riguardano tutti e le stesse città dovranno modificare il proprio modello di sviluppo: ciò non significa solamente realizzare edifici green o utilizzare fonti energetiche rinnovabili, ma soprattutto rinforzare le difese naturali che abbiamo a disposizione quindi riforestare le zone limitrofe, proteggere i bacini fluviali, piantare alberi di mangrovie lungo le coste perché proteggono gli habitat ittici ed attutiscono le mareggiate.
Anche noi semplici lettori possiamo lasciare la nostra impronta con azioni che fanno bene al pianeta come, ad esempio, far presente il problema alla classe politica, scegliere una caldaia non a gas, mangiare hamburger vegetali e… molto altro che troverai nel libro!
Nonostante ciò, il futuro è magnifico e può riservarci grandi sorprese, tutto dipende dalla direzione che gli Stati, la tecnologia e noi stessi prenderemo. Stay tuned!
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