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Roma è una città che non smette mai di stupirti, ad ogni angolo puoi scovare dettagli interessanti e storie nuove, peccato che spesso noi romani non ci facciamo neanche caso talmente siamo abituati a vivere immersi nella bellezza... Eppure, è difficile non accorgersi che a due passi da piazza Venezia o su Via del Corso si trovano due palazzi nobiliari molto importanti, oltre che meravigliosi, che han segnato la storia dell'Urbs, hai già capito di cosa sto parlando? Seguimi e lo scoprirai...
GALLERIA COLONNA
Palazzo Colonna è un esempio di palazzo nobiliare aperto al pubblico poco frequentato dai romani. Questo è tutt'ora abitato dalla famiglia Colonna che ne è proprietaria dal 1100 circa, anno in cui Petrus Columna si trasferisce da Colonna appunto a Roma e realizza una prima costruzione nei pressi del Tempio di Serapide al Quirinale (qui vi era la scala dell'Ara Coeli).
Il nucleo originario nei secoli successivi viene modificato con la costruzione della vicina Loggia dei Colonnesi su 2 piani, a cui segue la palazzina su Piazza Santi Apostoli voluta dal futuro papa Martino V che la trasforma in sede papale dal1420 al 1431.
NB: L’attuale palazzo si trova poco più giù e precisamente tra Via della Pilotta, Piazza della Pilotta e Piazza Santi Apostoli.
Nel Seicento il palazzo viene ampliato e la veste cambia completamente grazie ad alcuni membri, in particolare Girolamo I il quale comprende l'importanza di avere una collezione di opere d'arte e di conseguenza ambienti all'altezza. Vengono chiamati artisti illustri per dare il loro supporto come il Bernini, Paolo Schor, Carlo Fontana e pian piano prende forma. Tutto è incentrato sull'esaltazione della famiglia Colonna e in particolare di Marcantonio vincitore della Battaglia di Lepanto, la stessa Galleria inaugurata nel XVIII secolo in stile Barocco ne è una celebrazione.
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Un palazzo che visto dalla strada sembra quasi "anonimo" in realtà è un mix di intrighi di famiglia, ampliamenti, storie di coraggio come quella di Maria Mancini che scappò di notte vestita da uomo dopo 11 anni di matrimonio con Lorenzo Onofrio. Non fu la sola infatti, Isabelle Colonna Sursock utilizzò lo stesso passaggio segreto per fuggire dai nazifascisti, dopo aver murato nei sotterranei il patrimonio artistico salvandolo dalle razzie.
Le sale sono molte, esplicarle una per una significherebbe svelare la bellezza della visita, per questo ti racconterò solo alcuni ambienti, nella speranza di riuscire a stimolare la tua curiosità per quella che molti confondono con la Galleria Colonna/Alberto Sordi!
La visita dura circa 2 ore e comprende la famosa Galleria Colonna (suddivisa in 3 sale) che ha poco da invidiare a Versailles, resa celebre non solo dalla maestosa decorazione della volta realizzata in più fasi - pensa che rimase vuota finchè non si trovò un artista all'altezza del lavoro - che celebra Marcantonio Colonna opera del Chiari, Schor e Ricci, ma anche per le opere d'arte che rivestono le pareti.
74m di lunghezza ricoperti da capolavori di fama mondiale come Carlo I a cavallo di Rubens, il Martirio di Santa Emerenziana del Guarcino, San Giovanni di Salvador Rosa, San Francesco di Guido Reni. Tra le opere risplendono le specchiere con decorazione ad olio (un unicuum) che rendono il tutto ancor più principesco, per non parlare dei pavimenti in marmo policromo (i centrali originali del Tempio di Serapide, gli altri di epoca recente). Come dimenticare la palla di cannone che ancora giace sul terzo gradino, a ricordare la cannonata sparata nel 1849 dal Gianicolo e destinata al Quirinale. Mentre cammino affascianta da cotanta ricchezza, penso alle moltissime feste che si sono tenute qui, penso al Carnevale Romano che per giorni colorava questi ambienti, alla musica, alle migliaia di persone dai mille colori che han passeggiato e riso qui, ai dibattiti artistici, alle discussioni filosofiche, bei tempi...
Tornando ai giorni nostri è ancora una festa per gli occhi ed il cuore poter ammirare questo palazzo che segna la storia di Roma, dove han soggiornato ospiti illustri come Petrarca, Michelangelo e il cardinale Borromeo (visse al pian terreno per 15anni), un palazzo fortunato che uscì indenne dal Sacco di Roma ed offrì rifugio ad oltre 3000 cittadini romani.
Tra i dipinti che hanno segnato la storia della pittura è presente Il Mangiafagioli di Annibale Carracci per intenderci il dipinto che si trova sulla copertina de "Il talismano della felicità" un classico presente in tutte le case, beh che dire vederlo dal vivo è davvero un'altra cosa. Sembra un quadro di Van Gogh o Cèzanne invece è della fine del '500 e quel contadino colto mentre mangia il suo bel piatto di fagioli ci guarda e ci invita ad accomodarci e fargli compagnia, magari sorseggiando quel bicchiere di vino rivolto verso lo spettatore. Netta è la differenza con La Madonna col Bambino assopito, Sant'Anna e San Giovannino del Bronzino che raffigura la bella maniera… Nello stesso ambiente (Sala Apoteosi di Martino V) convivono opere di epoche e stili diversi e tra queste un’altra che mi ha colpita è Il Ratto di Europa dell'Albani, i colori sono vividi specialmente il blu - realizzato con lapislazzuli - e quel toro apparentemente bonaccione non rivela affatto le sue intenzioni (il toro è Zeus che si innamora della bellissima Europa, si trasforma in toro, la rapisce e ne abusa sottoforma di aquila) .
A proposito di lapislazzuli nella Sala dei Paesaggi tra le bellissime tele opera per lo più del Pussino (Dughet lo ritroveremo nella Galleria Doria Pamphilj) si trovano 2 secretaire molto particolari: uno in ebano ed avorio con storie dell'Antico e Nuovo Testamento di piccole dimensioni e curate nei minimi dettagli, che poggia sulle spalle dei turchi sottomessi da Marcantonio Colonna che risplende sulla volta. Speculare è lo scrigno in sandalo e pietre preziose che rappresenta una villa romana con colonne in ametista, decorazioni parietali in lapislazzuli e varie pietre, che dire stupefacente!
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Più riservato ma ugualmente spettacolare è l'Appartamento della Principessa Isabelle Sursock, la quale sposa il principe Marcantonio VII Colona nel 1909 e dal Libano si trasferisce a Roma. Donna molto colta ed intelligente, con la monarchia si trovò a fare le veci di "supplente della regina” Maria Josè ricevendo a palazzo reali e nobili famiglie europee. La sua impronta è ancora ben visibile tra le sale che ha abitato fino al 1984, dove il tempo sembra essersi fermato.
Ad accoglierci nel primo ambiente, noto come Sala della Fontana, è un mansueto coccodrillo in porfido proveniente dal Tempio di Serapide (made in Assuan) utilizzato come discreto fermaporta, qui il pavimento alla "veneziana" del Seicento dialoga con le grottesche del soffitto del Pinturicchio, i busti sparsi lungo le pareti e la decorazione parietale a trompe l'oeil che apre la sala verso un rigoglioso giardino. Spicca tra le opere mobili un curioso orologio che a differenza degli altri presenta le ore retroilluminate da una candela, perciò utilizzato durante la notte, opera dei fratelli Campani i quali lo brevettarono per il Papa Alessandro VII e la sua insonnia. La particolarità di questo pezzo sta nella decorazione dove si vede Caronte che traghetta Maria Mancini e sua sorella Ortensia, la quale l'aiutò a fuggire da Lorenzo Onofrio Colonna, un modo grazioso per augurare lunga vita alla fuggitiva.
Tra le varie stanze del piano terra quella più utilizzata dalla principessa era la Sala del Tempesta, come testimonia la moquette (per evitare di scivolare e per trattenere il calore), dove ricevette la Regina d'Inghilterra. Sulle pareti gli affreschi raffigurano gli stati d'animo: da un lato il mare in tempesta e frontale l'orizzonte calmo simbolo della pace ritrovata. Al centro un magnifico salottino "confidenza" ovvero 2 divani con schienale in comune utilizzato per spettegolare senza dare nell'occhio.
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Curioso è vedere come la Sala da Pranzo sia in realtà piccina e come abbia cambiato destinazione nel tempo infatti, come ricordano gli affreschi della volta questa in passato era la biblioteca. Successivamente divenne la camera da letto estiva di Lorenzo Onofrio e Maria Mancini, i quali dormivano nelle 2 alcove laterali, unite da una porta segreta e, dietro la carta da parati bordeaux con colonne, si cela la famosa scala dalla quale Maria passò quando fuggì dal marito (beh gliela fece sotto il naso!!).
La strettissima scala a chiocciola conduce al Padiglione Pio collocato al piano superiore, questi ambienti sono dedicati alla Principessa Donna Sveva primogenita di Isabelle, immortalata nella tela della Sala del Baldacchino. La principessa è raffigurata nel giardino della sua villa vicino Lecco insieme al suo cane, ha 25 anni ed indossa un bellissimo abito color arancio, è posata e graziosa come a voler attenuare le scene di guerra degli arazzi del Gobelins che occupano le pareti.
L'ambiente più sontuoso del piano è la Sala delle Maioliche che conserva il pavimento originale in maioliche settecentesche di Vietri con fiori gialli che dialogano con le specchiere dorate, distribuite lungo le pareti ed il soffitto a cassettoni.
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Da qui è possibile uscire e prendere una boccata d'aria nel giardino - collegato al palazzo da piccoli ponti che sormontano Via della Pilotta - caratterizzato da un antico ninfeo con mosaico del XX secolo, questo sale fino al terrazzo (ad oggi non visitabile) dove vi era la villa originaria e scende verso Via XXIV Maggio.
GALLERIA DORIA PAMPHILJ La Galleria Doria Pamphilj è un piccolo gioiello che non tutti conoscono nonostante si affacci sull'arteria principale del Tridente nonchè via dello shopping per antonomasia: Via del Corso.
Il bellissimo palazzo è stato dimora di principi e principesse dal Seicento sino ai giorni nostri e la sua storia è un connubio di arte, modifiche strutturali, politica, vicissitudini e unioni familiari susseguitesi dal XV secolo fino al XVIII secolo, quando la famiglia Doria Landi di Genova ottenne la fusione dinastica con i Pamphilj e si trasferì a palazzo.
Visitarlo significa non solo ammirare la collezione, ma anche entrare in punta di piedi nella dimora di questa nobile famiglia dal passato rocambolesco che ancora abita questi ambienti.
La Galleria si articola lungo i 4 bracci che si affacciano sul cortile bramantesco ed è il risultato del progetto artistico di Innocenzo X; qui opere di fama mondiale si alternano a capolavori di artisti meno noti ma altrettanto interessanti. Ogni quadro, ogni mobilio è distribuito armonicamente in ambienti dove l'oro splende in ogni angolo e detta legge, senza mai risultare esagerato.
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Le opere sono talmente tante da ricoprire ogni singola parete e sarebbe impossibile citarle tutte ma ti basta sapere che la collezione vanta tele di Caravaggio, Tiziano, Annibale Carracci, Lorrain, Guido Reni, l'emblematico ritratto di Innocenzo X di Velasquez nonchè simbolo del palazzo, insieme a busti del Bernini e dell'Algardi e reperti archeologici.
In particolare, questi ultimi sono ben distribuiti nella piccola Versailles: la Galleria degli Specchi, un lungo corridoio con finestre su ambo i lati riccamente decorato da specchiere con cornice dorata che rendono l'ambiente ancora più luminoso e sontuoso; mentre sul soffitto si rincorrono scene di Ercole che richiamano l'araldica della famiglia Pamphilj. Sarà un caso che questo è uno degli ambienti più fotografati del palazzo? È davvero difficile riuscire a staccare gli occhi davanti a così tanta bellezza...
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La collezione continua nelle sale di rappresentanza che permettono di immergerci ancor di più nel clima nobiliare e di poter ammirare il gusto decorativo e la sua evoluzione secondo le mode del tempo. Ad esempio, la Sala dei Velluti prende il nome dal tessuto utilizzato per ricoprire le pareti, un bellissimo velluto rosso con decorazioni dorate proveniente da maestranze genovesi, presenta consolle dorate stile rococò, sedie ed i busti dell'Algardi raffiguranti il papa Innocenzo X e suo fratello Pamphilio Pamphilj.
La Sala del Pussino invece rispecchia la moda per la pittura di paesaggio che si ritrova nella moltitudine di opere che ricoprono ogni parete, molte sono del Pussino ovvero Gaspard Dughet cognato di Poussin (lo stesso della Galleria Colonna). Mentre gli occhi scorrono da una parte all'altra è possibile riconoscere la campagna romana in molte raffigurazioni, un'importante testimonianza di come sia cambiata nel corso dei secoli.
Nella Sala da Ballo la musica cambia completamente: le pareti sono rivestite in seta dai colori chiari e soavi dove i segni del tempo sono ben visibili a testimoniare i fasti del passato e sembra quasi di vedere le dame che volteggiano avvolte nei loro voluminosi e colorati abiti, mentre l'orchestra suona l'arpa di fine Seicento ancora visibile, impossibile non improvvisare due passi di walzer su questo parquet che scricchiola soavemente...
Il Salone Aldobrandini e la mole di tele appese alle pareti - tra cui la Maddalena Penitente e il Riposo durante la fuga dall'Egitto di Caravaggio, la Deposizione del Vasari - e sculture archeologiche ci fa passare da spettatori ad attori, posti sotto il giudizio severo di questi grandi capolavori che sembrano avere lo sguardo fisso su di noi e controllare ogni singolo passo. Una sensazione piacevole se si considera la bellezza e la fortuna di poterli vedere da vicino! Il pavimento ed il soffitto sono recenti poiché ricostruiti a seguito della straordinaria nevicata del '56 cantata da Mia Martini e Califano.
La Cappella è il piccolo gioiello nascosto che non ti aspetti di trovare qui, un ambiente opera di Carlo Fontana, realizzato verso la fine del XVII secolo che ospita le reliquie di Santa Teodora e del Centurione (probabilmente una delle guardie romane che assistettero alla crocifissione di Gesù) il tutto immerso in un ambiente dal forte spirito religioso (ancora utilizzato per funzioni private), decorato con marmi, affreschi e dorature che caratterizzano il palazzo.
Terminata la splendida visita alla Galleria è possibile visionare anche gli Appartamenti Privati con un biglietto a parte. Purtroppo non ho avuto la fortuna di poterli ammirare e spero di tornare per rimanere incantata davanti la Sala del Trono, Sala Azzurra o Inglese, Saletta Verde o Veneziana, Saletta Gialla o Francese, Saletta Rossa o Romana e Toletta di Venere.
Per visitarli puoi mandare un'email a info@dopart.it oppure chiamare lo 06 6797323
Due ore sono volate, ancora sognante lascio la galleria mentre penso alla prossima meta, se hai qualche suggerimento condividilo nei commenti!
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