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Due passi nella storia: dall'antica Roma ai giorni nostri, 4 musei gratuiti da non perdere

Writer's picture: viaggiodacasaviaggiodacasa

Updated: Mar 24, 2021




Eccomi di nuovo qui con qualche spunto per il fine settimana, questa volta ho deciso di restare nella mia amatissima città (Roma) e visitare alcuni musei. Se sei capitato su questa pagina per la prima volta ti rimando qui per farti un’idea su chi sono e sullo scopo di questo blog

Come ti dicevo, oggi ti porto con me alla scoperta di alcune gallerie meno note ma altrettanto interessanti che fanno parte del circuito Musei in Comune e sono ad ingresso libero, sì hai capito bene sono gratuite!! Vista l’insolita situazione che abbiamo vissuto circondarsi di bellezza ora come ora è ciò di cui ho più bisogno, quindi vedo il lato positivo e ne approfitto per colmare il cuore di gioia mentre ammiro capolavori artistici senza la folla dei turisti.

Se sei residente a Roma ti consiglio di acquistare la MIC CARD che, con soli 5€, ti permette di entrare gratuitamente in 19 musei civici e 25 siti archeologici senza fare la fila, puoi partecipare a visite guidate con i curatori, accedere gratuitamente agli eventi e ti riserva il 10% di sconto nelle caffetterie e nei bookshop.

Premessa: le visite in questo periodo prevedono l’obbligo di prenotazione allo 060608 (fortunatamente l’attesa telefonica è veramente minima) e l’accesso è consentito solo se muniti di mascherina e con temperatura corporea al di sotto dei 37,5°.


Di seguito trovi i musei gratuiti senza MIC Card:

- Museo di Scultura Antica Giovanni Barracco

- Museo delle Mura

- Museo di Casal de' Pazzi

- Villa di Massenzio

- Museo della Repubblica Romana e della memoria garibaldina

- Museo Napoleonico

- Museo Pietro Canonica a Villa Borghese

- Casa Museo Alberto Moravia

- Museo Carlo Bilotti Aranciera di Villa Borghese


Essendo dislocati lungo il territorio romano per visitarli ti propongo 4 tour che suddividerò in 2 articoli, oggi ti presento i primi 2 percorsi:


VILLA BORGHESE E IL MUSEO CARLO BILOTTI E PIETRO CANONICA

Fuori splende il sole e c’è una leggera brezza, voglia di stare a casa non ne ho così decido di fare una passeggiata a Villa Borghese il quarto parco più grande di Roma (80 ettari), realizzato alla fine del ‘500 dal cardinale Scipione Borghese, nipote di Paolo V. Progettata come una “villa delle delizie”, ospita diverse strutture che l’hanno resa famosa come la Galleria Borghese realizzata da Flaminio Ponzio e Giovanni Vasanzio per raccogliere la vasta collezione Borghese (ottenuta con mezzi leciti e non, ma questa è un’altra storia) e successivamente rinnovata da Marcantono IV Borghese per mano di Antonio Asprucci.

Lo stesso Marcantonio IV si occupa anche dei lavori del Casino dei Giuochi una struttura precedente la costruzione della villa, utilizzata per feste ed eventi mondani e rimodernata in occasione della realizzazione del Giardino del Lago, attualmente noto come Aranciera, che ospita il primo sito gratuito di questa visita ovvero il Museo Carlo Bilotti.


L'archeologo statua in bronzo di de Chirico raffigurante un manichino con veste decorata con motivi archeologici
L'archeologo Giorgio de Chirico

Questa galleria accoglie la ricca collezione di opere contemporanee donate dall’imprenditore collezionista Carlo Bilotti, un mecenate dei nostri tempi, che ha continuato la missione dei Borghese ma in chiave moderna. Carlo proviene da una nobile famiglia e da sempre è appassionato di arte, viaggiando per lavoro ha la fortuna di conoscere alcuni artisti emblema dell’arte contemporanea come Andy Warhol che per lui realizza la foto-pittorica “Tina e Lisa Bilotti” (rispettivamente moglie e figlia di Carlo); amico anche di de Chirico a cui è dedicata buona parte del secondo piano, Lichtenstein, Rivers, Rotella, Dalì e De Saint Phàlle. Nasce così questa collezione, non vastissima, che fa dialogare opere dei giorni nostri con la struttura stessa dell’Aranciera ed il suo Ninfeo Settecentesco che rievoca il passato.

Un museo fuori dai soliti giri ma che vale la pena visitare soprattutto se si è appassionati di de Chirico.


Poco distante da qui è il Museo Pietro Canonica, esternamente riconoscibile perché cinto da un muro merlato in parte ricoperto da bouganville. La struttura un tempo nota come "Gallinaro" ovvero luogo dove venivano allevati struzzi, pavoni e anatre per le battute di caccia e dagli anni Venti diventa la casa-studio di Pietro Canonica, un'artista molto richiesto dalle corti europee per le sue munumentali opere celebrative, caratterizzate da un evidente equilibrio classico delle forme che al tempo stesso risultano animante da un sentimento vivo e da un'inquietudine quasi romantica. Canonica nasce nel 1869 e appunto lavora per personalità politiche di spicco come lo Zar Nicola II, Edoardo VII d'Inghilterra, ma anche per il Re Faysal I (Iraq), il presidente turco Kemal Atatuk e per il presidente boliviano Simòn Bòlivar. Scultore e compositore musicale, dal 1926 sino alla sua morte (1959) lavora nella "Fortezzuola" dove sono raccolte le bozze delle sue opere, l'atelier e la sua abitazione privata e il deposito.

Purtroppo, per motivi di sicurezza legati al Covid-19 è possibile visionare solamente il piano terra dell'appartamento e il deposito non è aperto al pubblico. Non mi dilungherò a raccontarti la collezione che è davvero ricca e variegata con busti, opere monumentali, cimeli funebri ecc, ma una cosa devo dirla: lo studio è davvero bello! Sono rimasta affascinata dalla luce della stanza, finemente decorata con poche opere-ricordo che dialogano con il pavimento rustico e il soffitto a cassettoni con lo stemma borghese (drago e aquila) che si rincorrono; al centro della sala un bozzetto incompleto contornato dagli strumenti da lavoro di Pietro, qui la sua passione e la sua arte ti entrano dentro!

Strumenti da lavoro

SUI PASSI DELL'ANTICA ROMA: VILLA DI MASSENZIO E IL MUSEO DELLE MURA

Finalmente è sabato, il mio giorno preferito anche se il sole fa i capricci non mi scoraggio, prendo la bici e mi dirigo verso la Regina Viarum ovvero la Via Appia Antica per onorare gli avi e non solo. L'Appia Antica può essere considerata la prima autostrada della storia, questa collegava Roma a Capua (successivamente prolungata fino a Brindisi). Voluta dal censore Appio Claudio Ceco nel 312 a.C. dal quale prende il nome, questa fu una vera e propria opera ingegneristica in continuo rinnovamento. Per rendere agevole il lungo percorso nel 189 a.C fu realizzata per la prima volta la pavimentazione a basoli (volgarmente detti sassoni) con grandi pietre basaltiche lisce estratte nei pressi del tracciato che permettevano il drenaggio della pioggia. La strada era larga 4,10m e consentiva il passaggio di carrozze nei due sensi di marcia, inoltre era fiancheggiata dal marciapiede. Dislocati lungo il percorso vi erano ville dei patrizi, stazioni di posta, alberghi, osterie, impianti termali e servizi per i viaggiatori, oltre a monumenti funebri che offrivano riparo e non solo ai passanti. Una curiosità: avere una tomba adiacente una via consolare era simbolo di prestigio e ricchezza per questo erano sontuose; inoltre i romani avevano un rapporto diverso con i defunti infatti, per via della loro superstizione, spendevano molto nella costruzione di sepolcri così che chi vi riposava non si sarebbe vendicato e per lo stesso motivo, le epigrafi venivano lette ad alta voce da chiunque passasse per accaparrarsi un buon augurio. Questo è il motivo per cui molti epitaffi elogiano il defunto e si rivolgono al viandante invitandolo a leggere l'iscrizione e riposarsi sul sedile della tomba, a versare una lacrima augurandogli in cambio ogni bene; oltre a maledizioni in caso di saccheggi ai tumuli.


Tra le varie costruzioni che fiancheggiano l'Appia Antica vi è il Museo Villa di Massenzio, costituito dal Circo di Massenzio, il Mausoleo per il figlio Valerio Romolo ed il Palazzo realizzati sopra i resti di una villa rustica del sec I d.C (rimaneggiata alla fine del II d.C da Erode Attico), nel sec IV d.C. e caduto in rovina poco dopo la sconfitta di Massenzio da parte di Costantino. Per secoli il complesso è rimasto interrato fino a quando, nell'Ottocento Giovanni Torlonia proprietario del terreno, aiutato da Nibby, iniziò la campagna di scavi che lo portò alla luce.


Circo di Massenzio

Qui è possibile vedere il circo, in passato erroneamente attribuito a Caracalla, dove si organizzavano spettacoli per la corte e la famiglia, con le 12 carceres da dove partivano i carri, la spina centrale con abbeveratoi per i cavalli e per irrigare il campo (senza acqua i cavalli correndo avrebbero sollevato troppa terra oscurando la visuale dei giochi), le porte trionfali ed una di esse riporta l'iscrizione dedicatoria che ha permesso l'identificazione del sito. Diverso è il mausoleo di Romolo, in realtà destinato ai membri di tutta la famiglia, che presenta la classica forma circolare con un pronao rettangolare che ricorda il Pantheon, suddiviso in due piani: il piano terra è l'unico che si è conservato è costituito da una sala rotonda con al centro un grande pilastro con nicchie per i sarcofagi che si ripetono anche sulla parete della sala, mentre il piano superiore era dedicato al culto e doveva presentare una gigantesca cupola probabilmente aperta al centro (proprio come il Pantheon).


Dopo questa immersione nel passato proseguo la mia pedalata nella storia lungo la Via Appia Antica, fiancheggio le Catacombe di San Sebastiano e quelle di San Callisto, la Chiesa del Quo Vadis che conserva una copia della pietra con l'impronta dei piedi di Gesù (qui apparve a Pietro mentre scappava dalla persecuzione di Nerone e, quando l'Apostolo gli domandò "Domine, quo vadis?", Gesù rispose: "A Roma, per essere di nuovo crocifisso"), proseguo ed in pochi minuti arrivo alle Mura Aureliane e precisamente a Porta San Sebastiano dove si trova il Museo delle Mura che fino al 1943 fu utilizzato dal segretario del Partito Fascista Ettore Muti come studio ed abitazione. Questo interessante museo permette di scoprire la storia delle mura difensive della città e di questa porta il cui nucleo principale risale al 275 d.C. in origine a due fornici (entrate ad arco per intenderci), ricoperte in travertino con 2 torri laterali, con all'interno l'Arco di Druso che faceva da controporta. Restaurata e modificata da Onorio con la riduzione ad una fornice e l'aggiunta di un terrazzamento con 6 finestre ad arco; nel Cinquecento è stata trasformata in un arco di trionfo dal Sangallo in occasione dell'arrivo di Carlo V, fu quindi ricoperta di colonne e fregi. All'interno il percorso si dislocato lungo 7 sale che spiegano la storia dai romani ai giorni nostri con pannelli esplicativi, mentre nell'ultima sala si apre il cammino di ronda sulle mura intervallato da 10 torrette, è possibile vedere le feritoie per gli arcieri e le varie fasi di ricostruzione.

Mura Aureliane - foto presa da Tuscola.it per mostrare dall'alto le mura

P.s causa Covid-19 il Museo Villa di Massenzio resterà chiuso fino al 31 agosto 2020



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