"Appartenere alla propria fede come alla propria arte è una forza che genera se stessa, che fa crescere se stessa, sino ad essere sua propria sorella, sposa, figlia, una Unità, una radice del Tutto."
Francesco Borromini
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"Cuesta nun è una piazza, è una campaggna, un treato, una fiera, un'allegria" così descriveva Gioacchino Belli Piazza Navona, uno dei luoghi simbolo di Roma.
Pensata come una piazza-cortile per la famiglia Pamphili, è stata il campo di lotta per Borromini e Bernini, d'altronde la piazza nell'antica Roma era uno stadio per l'atletica ed il pugilato, quindi quale posto migliore per sfidarsi?! 🥊
Borromini in risposta alla Fontana dei Fiumi di Bernini, sferra il suo colpo realizzando la chiesa di Sant'Agnese in Agone concepita da papa Innocenzo X Pamphili come una gigante cappella di famiglia. In realtà ad iniziare i lavori sono Rainaldi padre e figlio, ma vengono rimpiazzati da Borromini per via della loro lentezza.
L'architetto dell'illusione modifica la facciata dandole movimento ed esalta la cupola che ingannevolmente sembra poggiare tutta sulla facciata.
Internamente Borromini fa una delle sue magie: duplica lo spazio grazie alla luce che si diffonde dalla cupola e riflette sui marmi e sulle decorazioni dorate. Quando si entra nella chiesa si ha la sensazione di esser storditi dalla luce appunto, dalle decorazioni in marmo colorato delle nicchie che girano tutt'intorno, dal pavimento che dialoga con la cupola che ti trascina, come in un vortice, verso l'alto, verso Dio.
Purtroppo il suo genio non viene compreso e suscita invidia tanto da esser accusato di aver sbagliato le fondazioni della chiesa e cacciato via, ma questa volta a metterlo KO non è il Bernini... bensì il Cardinale Camillo Pamphili, nipote del pontefice, che succede allo zio in seguito alla sua morte. Da questo momento in poi per Borromini inizia un periodo buio, fatto di pochissime commissioni, tra cui la facciata di Santa Maria dei Sette Dolori che ben esprime il suo distacco dal mondo e la sua sofferenza. In poco tempo si ritrova solo e senza lavoro, così decide di tornare a Bissone nella sua terra. Viene accolto affettuosamente da amici e parenti, cerca di divagarsi con qualche gita in barca solo o con un pescatore, ma è sempre avvolto dai suoi pensieri dai cui non riesce a scappare. Torna a Roma perchè vi appartiene ed appartiene a questo mondo dove, come disse Michelangelo, "trionfa il falso e 'l ver non sorge fuora".
Il 2 Agosto 1667 si suicida trafiggendosi con la spada, il 3 agosto la cronaca riporta "E' morto suicida il cav Architetto Francesco Borromini". Sepolto nella Chiesa di San Giovanni dei Fiorentini vicino al suo amico, maestro e iniziatore Carlo Maderno, riposa in pace.
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